martedì 27 novembre 2012

HARD LIGHT

ovvero: non è che il softbox sia per forza la scelta giusta.

Ritratto eseguito con luce dura: abbiamo infranto la regola, ma con cognizione di causa.


Bentornati amici, non sono morto, anche se la triade salute/fisco/lavoro ci ha provato a stendermi.

Avevo un po' di post già pronti da sciorinarvi, ma poi navigando sul web ho avuto una di quelle epifanie illuminanti che ti fanno venire voglia di scrivere di getto, ed eccomi qua.

Ho fatto diversi servizi negli ultimi mesi, e oggi prendo spunto da uno di questi per il nuovo articolo.
Il servizio in questione è di tipo low budget, ma nonostante il limite economico tante persone di talento hanno partecipato, mettendo ciascuno nel suo piccolo il proprio apporto.
Fondamentale pure l'apporto dei proprietari della location che ci hanno deliziati con antipasti e lasagne degni della guida Michelin. Il morale dopo pranzo era altissimo.

Credo che nel prossimo futuro, un post particolare lo dedicherò all'importanza della "squadra", e cioè di avere avere intorno e frequentare persone stimolanti dal punto di vista creativo che possano farci maturare e valorizzare il nostro lavoro, anche quando non si tratta di lavoro in senso stretto.
Si, credo sia un ottimo argomento, ma bando alle ciance, via le distrazioni e torniamo all'argomento del giorno:

con chi me la prendo oggi?
Con uno dei "falsi miti" della fotografia con cui si scontrano spesso i neofiti, soprattutto gli amanti della ritrattistica, ovvero LUCE MORBIDA = BUONA LUCE, equazione data spesso per scontata e che porta spesso come corollario quella che definisco "la grande menzogna", ovvero LUCE DURA = PESSIMA LUCE.

In tanti piccoli blog e in tantissimi shop online (ebay compreso), ho osservato la strana tendenza a considerare la luce morbida come l'unica via possibile (o perfino accettabile) per il ritratto o la fotografia di persone "in posa".

Da dove viene tutta questa sicurezza?
Bhe, certo, se parliamo di ritratto classico, in particolare di quello femminile, la luce morbida aiutando a mascherare le imperfezioni del viso e della pelle in generale, restituisce lineamenti più gentili e quindi un bell'effetto lifting naturale, che i canoni di bellezza femminile (sia del passato che attuali) certamente consigliano.

PERO'.
(C'è sempre un però... fateci caso)

Le regole sono importanti, e vanno conosciute bene, prima di poterle infrangere con consapevolezza.

La luce morbida è, come tutto il resto, uno STRUMENTO, e quindi in senso ancora più lato, una OPZIONE.

Potreste volervi servire di una luce dura proprio per le sue caratteristiche di dare più contrasto, maggiore dettaglio, e atmosfere meno ovattate.
O anche solo per la praticità di usare sorgenti di luce di piccole dimensioni e quindi più facilmente spostabili, trasportabili e orientabili.
Insomma, il limite come al solito è la vostra fantasia, unita alla vostra capacità di adattarvi alle situazioni e far tesoro di ciò che avete a disposizione.

Nello scatto di oggi (e pure in quelli in calce all'articolo) ho utilizzato un semplice riflettore a parabola sul nostro punto luce, nessun ombrello, nessun pannello, niente che ammorbidisse in qualche modo la luce.
Il risultato sono immagini contrastate, con passaggi luce/ombra marcati, a mio avviso più efficaci dell'effetto che avrei ottenuto con una luce morbida e diffusa.




Entriamo un po' più nel dettaglio: quello che cerco di dire, è che è ERRATO identificare a priori la luce morbida come "il bene" e la luce dura come "il male".
Entrambe vanno invece viste come OPZIONI, da conoscere, da riconoscere, e naturalmente da usare.

Gli sforzi che si fanno per pubblicizzare prodotti in grado di garantirci una luce morbida, sono giustificati non tanto dal fatto che la luce morbida sia migliore a prescindere, ma dal fatto che fondamentalmente quella dura sia molto più facile da trovare, dato che al momento in cui comprate un flash, questo se lo usate "nudo e crudo" è già una fonte di luce dura senza bisogno d'altro, e soprattutto, la fonte di luce dura per eccellenza è il Sole nelle ore in cui è alto nel cielo (che poi corrispondono  alle ore in cui la luce è più abbondante, e quindi tanta gente usa per fare foto).

Quando acquistate un modificatore di luce per il vostro setup, non state comprando qualcosa che migliorerà le vostre foto, ma state acquistando una opzione in più da poter usare in situazioni dove l'effetto dato dagli altri non corrisponde al risultato che avete in mente, o che vi è stato richiesto.

Un softbox di 2 metri, non fa una luce migliore di un beauty dish o di un ombrello, ma fa una luce diversa
.

Capite la chiave del discorso? Non  per forza "migliore", ma semplicemente "diverso".


La luce migliore, come abbiamo detto, sarà quella che vi permetterà di raggiungere il risultato che avete in mente o che vi hanno richiesto. Non esiste un metro di giudizio assoluto.


Ma aspettate un secondo... avete tutti ben chiaro il concetto di luce dura e luce morbida vero?
Sapete già come fare ad ottenerle? Si vero? L'avete letto il post precedente a questo vero?
Cosa...? Ho sentito una vocina timida che diceva "bho"!?...

Se sei tu che stai leggendo ad aver detto bho, o sei uno di quelli che ha preferito tacere invece di ammettere la sua lacuna, non disperare: la rete è piena di siti che forniscono le basi teoriche dell'illuminazione fotografica.
Il mai troppo citato Strobist ad esempio, ha intere sezioni dedicate alla qualità della luce, che vi consiglio di approfondire, se non siete ancora padroni dei mezzi a vostra disposizione.
Oppure molto più semplicemente, vai a leggere il post precedente a questo, dove spiegavo la cosa con un disegno degno di Giotto.

Bene, per oggi è tutto.
Spero di avervi fornito qualche spunto interessante per cambiare look ai vostri lavori, e spero che anche i più pigri trovino la forza di fare click sul link a Strobist per colmare le proprie lacune tecniche e comprendere meglio il senso di questo post e dell'argomento che affronta.

Vi lascio con altre tre immagini tratte dallo stesso set, sempre lo stesso setup mono-luce dura, con riflettore nudo e crudo.

Enjoy, and keep on shooting!

La luce dura, enfatizzando i dettagli, non perdona i difetti della pelle come fa quella morbida: nel caso di soggetti con pelle problematica, meglio servirsi di un buon makeup e armarsi di pazienza per una accurata post produzione.

Arrampicarsi sul calcio balilla presente in salotto per avere un punto di ripresa più alto, non ha prezzo.

Il mood della fotografia è ottenuto anche grazie alla qualità della luce scelta: la luce dura in questo caso, va a sottolineare molti particolari che altrimenti sarebbero stati meno protagonisti della scena.




sabato 13 ottobre 2012


MODELS!

So my fellows... here we are again!

Una foto vale più di 1000 parole. Però qua sotto ne ho scritte più di 2000, quindi leggete :D



Sgancio la bomba, tanto ovvia quanto deflagrante: tanti si avvicinano al mondo della fotografia per avere la scusa per conoscere belle ragazze.
Che scoperta, direte voi.
Ammettiamolo, tanti associano immediatamente l'idea di uno studio fotografico con quella di un set con una modella. O più modelle per chi, almeno nei sogni, ancora non conosce la crisi.

Ok è vero... tanti invece iniziano a fotografare perché amano la natura e gli animali e si dedicano alla fotografia naturalistica. Ma oggi non parleremo di loro e dei loro teleobiettivi da 7.000 euro.

Oggi infatti parliamo dei "photographers", termine preso in prestito dall'inglese, e che ormai fa da suffisso a qualsiasi nome leggiate su facebook che che abbia in casa un qualsiasi prodotto Nikon o Canon (anche con le fotocopiatrici ci prova qualcuno), e ultimamente anche soltanto con un telefonino marchiato apple.

Oddio no!
Tranquilli non è il solito post iper-protettivo nei confronti della professione, scritto in maniera tragica con le ultime gocce del mio sangue di fotografo con partita IVA.
Di quelli ne trovate già troppi in giro, e vi giuro che mi terrò alla larga dall'argomento, tanto ciascuno di voi si sarà già fatto la sua idea in proposito da un bel pezzo.

Invece, il post di oggi è dedicato proprio a tutti, specialmente a chi si affaccia ora al mondo della fotografia e magari ci si è avvicinato per fare foto alle ragazze, oppure (se non volete ammetterlo), a quanti dopo essersi appassionati alla nobile arte della fotografia, ora sono loro malgrado "costretti" dalle loro amiche più belle a fargli delle foto (ma controvoglia eh, ovviamente!).

Ehhhh si... è uno sporco lavoro..
E allora facciamolo! (decentemente, almeno)

La prima regola del fight club..ehm... la prima regola da tenere in mente quando ci si approccia ad un lavoro nuovo, è di fare le cose in maniera SEMPLICE.
Cose semplici e, nei limiti del possibile, ben fatte.

Tanti pseudo-maestri e venditori di fumo cercheranno di complicare ogni set inserendo mille variabili, accessori, punti luce.
Più roba vi fanno vedere, e più penserete di averne bisogno (so che vuol dire... compro ogni cosa che luccica, come una gazza ladra onesta).
Vedo spesso foto di backstage su facebook in cui si vedono un mare di accessori, si ostentano tanti punti luce;



poi scorro le foto, guardo il risultato finale del servizio vero e proprio e.... MAGIA.... fa cagare!

Eh si, fa cagare proprio. Scusate il francesismo.
"Fa cagare" non significa che le foto non sono a livello di Annie Leibovitz, intendiamoci: significa proprio che toccherebbe vergognarsi pure di farle vedere alla mamma, che in teoria ha sempre una buona parola per noi, ma di fronte a certe produzioni farebbe meglio a tacere, se davvero ci vuole bene.

Ora, non starò qui a tediarvi con tutta la teoria, i test, i prodotti consigliati ecc...
Andate su Strobist o su altri blog simili, leggetevi le lezioni tecniche, e vedrete che la maggior parte delle volte per fare una bella foto non servono per forza tante luci o attrezzature costose, ma occorre saperla usare, la luce.

Saperla usare implica il fatto di conoscerla, quindi appena finite di leggere le stupidaggini che scrivo qua, andate a studiare. Su strobist.
Ma ora restate concentrati qua ancora per un po', e vediamo lo scatto del giorno (quello a inizio pagina, of course).

Si tratta di uno scatto semplice, che veramente è possibile ottenere anche nel garage di casa con un po' di inventiva e spirito di adattamento.
Semplice si, ma secondo me anche efficace, quindi lo uso come stimolo per proporvi un modo di lavorare semplice e pulito, che potrebbe esservi utile in molte situazioni.

In questo caso, la modella, Vittoria, non è una professionista tuttavia si è dimostrata alquanto capace.
Abbiamo lavorato tanto sulla posa e l'espressione, per cercare di ottenere una immagine accattivante.
Come ripeto spesso e avrete già letto in altri post, il lavoro per ottenere una buona fotografia in studio inizia prima di scattare, con la scelta del soggetto e con l'instaurazione di un certo feeling di lavoro.

Il set era essenziale: due soli punte luce, un bel softbox ottagonale da 1,5 metri sulla modella, e un ombrello parabolico che puntava allo sfondo.
A chi si stesse facendo sfuggire un sorriso pensando a come possa aver detto poco fa che è possibile fare lo scatto in un garage e ora legge "softbox da 1,5 metri", vorrei dire due paroline di rassicurazione: anche due ombrellini classici da 110cm con flash da slitta avrebbero consentito di raggiungere lo scopo. Si tratta semplicemente di utilizzare ciò che avete a disposizione... non avete gli ombrelli? usate un pannello posto di fronte a al flash. Non avete il pannello? il flash di rimbalzo su un grosso lenzuolo bianco. Non avete il lenzuolo bianco? Ok, forse avete speso troppo per il vostro smartphone e troppo poco per le vostre lenzuola.

La chiave per ottenere luce morbida, è che la grandezza relativa della fonte di luce rispetto al soggetto, sia maggiore possibile.
Dico grandezza RELATIVA, sia chiaro.
La distanza infatti è un fattore che incide tantissimo sul comportamento della fonte di luce: basti pensare al Sole... pur essendo in termini assoluti la più grande fonte di luce che abbiamo a disposizione, la sua lontananza da noi lo fa comportare come una fonte di luce puntiforme, e quindi di luce dura.
Un ombrellino da 110 cm posto vicino al soggetto, è molto più piccolo del Sole, ma la sua vicinanza al soggetto farà si che la sua grandezza RELATIVA al soggetto sia superiore, e quindi avremo un effetto di luce morbida.
Portate lo stesso ombrellino in fondo alla stanza, e la sua grandezza relativa scenderà fino al punto di farlo tornare ad essere una luce dura simile ad una puntiforme.
La morbidezza non la da l'ombrello in sé col suo materiale o con la sua forma.
L'effetto di luce morbida è dovuto al fatto che, sparando il flash attraverso l'ombrello, si AUMENTA LA GRANDEZZA del nostro punto luce, altrimenti piccolissimo, e quindi capace di emettere una luce più dura e contrastata.

questo disegno, oltre a chiarirvi cosa intendo per dimensione relativa della fonte luminosa, dovrebbe rispondere pure alla  vostra domanda su come mai faccio il fotografo e non il pittore

Se leggendo queste ovvietà qui sopra avete sbadigliato, bravi, vuol dire che avete fatto i compiti.
Se invece leggendo queste poche righe precedenti siete rimasti shockati come quando avete scoperto che Babbo Natale non esiste, allora vi serve un buon corso di illuminazione, un "workshop" se siete pigri e non avete voglia di fare gli autodidatti, o un buon manuale tecnico di fotografia se siete capaci di leggere, o un insegnante più onesto e capace se avete già sborsato soldi per imparare ad illuminare una scena o un ritratto e nessuno vi ha mai spiegato queste nozioni base. Seriamente.


Ma torniamo a noi, e allo scatto che ha ispirato il post, con la nostra ragazza su sfondo bianco.
Quando lavoro su sfondo bianco, mi piace non esagerare la con luce sullo sfondo, lavorando sulla soglia della bruciatura, ma anche quando lo brucio proprio, cerco di non arrivare mai oltre 1 o 2 stop più del soggetto. Se esagerate, rischiate che lo sfondo diventi a sua volta una fonte di luce nella scena, con conseguenze indesiderate sul contrasto e il dettaglio a causa della luce che ritorna in macchina (che potrebbe essere un effetto creativo, se imparate a gestirlo, come tutte le cose).

In questo caso però, non ho dedicato una luce solo allo sfondo, quindi la parete bianca riceveva la stessa luce presente sul soggetto; la quantità di luce era già sufficiente a pulire la parete dalla texture del muro e ottenere un bianco abbastanza omogeneo, e la pulizia finale è stata fatta alzando i bianchi in post produzione con un pennello di lightroom, in modo da avere il controllo sulla zona di intervento e non compromettere l'esposizione dell'intera immagine (potete fare la stessa cosa con una maschera su photoshop se preferite).

Un piccolo post scriptum: ho notato che purtroppo non tutte le lenti reagiscono allo stesso modo quando scattate contro uno sfondo bianco più luminoso del soggetto. Alcune lenti tendono a manifestare una certa aberrazione cromatica tendente al rosso. Anche lenti di un certo calibro.
Il consiglio quindi è di provare accuratamente il vostro corredo prima di cimentarvi in una serie di shooting simili, per sapere quali lenti evitare e quali rendono meglio tra quelle nel vostro bagaglio.


Ecco lo schema luci utilizzato durante la giornata:

Nello schema luci c'è il fondale bianco... ma una comune parete bianca di quelle che avete anche in casa è uguale

La foto originale, prima della trasformazione in bianco e nero, risultava così:
Di tecnico c'è davvero poco, ma l'immagine sta in piedi grazie all'espressione e alla posa. Grazie Vitto!

Una luce così morbida e quasi frontale aiuta molto ad ottenere un buon incarnato, nascondendo tutte le piccole imperfezioni della pelle rispetto ad una luce dura e contrastata, magari sparata pure di taglio.
Vedrete che le vostre amiche ve ne saranno grate.

Per concludere, vediamo qualche altro scatto tratto dalla stessa sessione di lavoro, in modo da renderci conto di quanto in fin dei conti, uno scherma di luci del genere si adatti a vari generi di inquadrature: potete lavorare sia a mezzobusto, che in piano americano, o in primo piano, e potete controllare l'effetto del contrasto luci/ombre semplicemente facendo spostare il soggetto poco più avanti o poco più indietro rispetto alla parete.

Un altro esempio di interpretazione efficace che riesce a rendere interessante uno scatto tanto semplice
Un ritratto meno convenzionale, non c'è viso, non c'è sguardo, ma si percepisce il carattere del soggetto col suo atteggiamento

Un ritratto, col taglio di una foto di paesaggio. Invece del solito formato verticale, quello orizzontale può darvi un look differente, meno scolastico e più cinematografico. Sperimentare fa sempre bene!


Anche per oggi è tutto cari amici, auguro a tutti voi buoni scatti, buona luce e tanto divertimento!
A presto!

lunedì 8 ottobre 2012

WHERE DEATH IS MOST ALIVE - pt.3/3



Stasera ho un amico... PER cena... (cit.)

Boys and girls of every age
Wouldn't you like to see something strange?
Come with us and you will see
This, our town of Halloween

Finita la prima settimana di ottobre, ne restano solo 3 prima di halloween, quindi oggi come da programma finiamo il nostro piccolo viaggio nelle tenebre fotografiche.

Nelle puntate precedenti abbiamo visto come bilanciare la luce ambiente con quella flash in modo da non perdere l'atmosfera del luogo, abbiamo visto come eliminare la luce ambiente in modo da avere il controllo totale della luce sul set come se fossimo in studio, e abbiamo parlato anche di tutto quel corollario che sta intorno alla foto, come ad esempio (cosa importantissima) un buon casting per scegliere i soggetti giusti che sappiano valorizzare il nostro lavoro.

Lo scatto che vi propongo oggi è realizzato con lo stesso schema luci di quello dell'altra volta, cambiamo soltanto il soggetto e la location (per l'occasione, abbiamo fatto una trasferta di ben 2,5 metri spostandoci dal muro al portone di legno della stessa stanza).

L'idea è sempre quella di giocare coi cliché dell'horror cinematografico, questa volta l'elemento che traina la foto è la motosega, e non si può fare a meno di pensare a grandi classici dell'horror più splatter e violento, oppure, nella mia mente malata, ad Ash de "l'armata delle tenebre", cult movie per gli amanti del genere della mia generazione.

E così eccoci pronti a dare vita ad un nuovo scatto!

Prendiamo un modello di quelli fighi, di quelli che fanno bagnare la fidanzata o addirittura la mamma mentre con la coda dell'occhio vi spiano durante la post produzione degli scatti.
Prendiamo un bel portone di legno rovinato, chiamiamo l'amica truccatrice a disegnare qualche ferita convincente sul corpo del nostro sogetto (Valentina Ricci per l'occasione, ottima professionista e persona squisita, capace di sopportare qualsiasi fotografo o presunto tale, me compreso), e infine chiamiamo in scena lei, la vera protagonista, la motosega, autentica, sporca, vissuta, credibile.

Con questi ingredienti non si può sbagliare, aggiungiamo solo un po' di fumo per diffondere un po' la luce naturale in scena (e per giustificare alla nostra coscienza il fatto di aver speso altri soldi per l'ennesimo attrezzo che useremo 2 volte in tutta la vita).

Ok, tutto pronto, cerchiamo una posa da locandina cinematografica, una di quelle dove potrebbero starci pure un bel titolo e le date dell'appuntamento in sala.

Click! Voilà.
Mi piaceva l'effetto della luce ambiente che entrava da dietro. Come si sarà capito, poi, mi piace creare la vignettatura e l'illuminazione in generale in fase di scatto, senza doverla stravolgere in photoshop.

Segue la fase dei complimenti di rito a tutto lo staff, a sua volta seguita dalla fase in cui vi fate improbabili domande dentro di voi come "chissà quante modelle si tromberà il modello?", a sua volta seguita dalla fase in cui pieni di orgoglio pensate "stavolta mia morosa non potrà lamentarsi di nulla visto che non c'erano donne seminude sul set", che a sua volta è seguita ancora da quella fase in cui qualche amica, dopo aver visto i manzi con cui avete a che fare, vi chiede quanto costa une reflex per provare a fare qualche scatto (gli amici maschi lo hanno già capito da un pezzo che la scusa delle fotografie è ottima quasi quanto quella del cucciolo di cane per abbordare "nuove amiche", e in più la reflex non fa la pipì sui muri di casa).

Terminate tutte queste fasi post-scatto, dovreste ormai essere pronti ad iniziare la post produzione, ad essere ricoverati "alla neuro", e a sottoscrivere quell'abbonamento in palestra che nei vostri sogni vi farebbe sicuramente assomigliare al modello.

Tralasciamo le ultime due cose e concentriamoci sulla post produzione.
Come al solito, apro lightroom. Dio quanto ti amo lightroom.
Anche se ogni tanto litighiamo e ti tradisco con capture NX2 + photoshop, alla fine torno sempre da te.
Siamo come Ridge e Brooke.


Ecco come si presentava lo scatto in macchina.

Lo scatto è stato realizzato in modo da lasciare margine di lavorazione in postpro
Col senno di poi, l'uso di un secondo punto luce dedicato alla motosega, in questa particolare posa non avrebbe guastato

Solita color correction creativa, viriamo pesantemente sul verde come per il resto del servizio, e ci diamo sotto pesante con la chiarezza per ottenere l'effetto cartoon stile locandina anni 80-90.
Una sveltina su photoshop ce la facciamo stavolta, per dare un po' di diffusione alla luce in alto, e per completare la cartoonizzazione con un bel livello di high pass filter con blending su soft light.
Non ditelo a lightroom però... proprio adesso che abbiamo rifatto la pace...

Eccoci qua, la foto è pronta. Possiamo usarla pure come flyer per la nostra festa di halloween.

Ed ora, per i più golosi, i più nerd, i più curiosi, i più.... i più pazienti perchè no, visto il papiro che vi siete letti fin'ora, torniamo alla parte tecnica.

Dicevamo, che mi era piaciuto l'effetto di luce naturale che entra dall'alto nel fotogramma.
Dicevamo però che abbiamo utilizzato lo stesso schema di luce "ammazza luce ambiente" utilizzato nello scorso scatto, in modo da avere il nostro modello illuminato solo dal nostro beauty dish, come se fosse in studio.

Ma se ricordate bene... vi avevo lasciato con una frasetta, se non ricordo male... "la luce flash la controllate col diaframma, quella ambiente la controllate con la velocità dell'otturatore".
La regolina d'oro, alla base di ogni sperimentazione consapevole.

Già... vediamo di spiegare un attimo il motivo di questa affermazione, per chi non l'avesse già chiara a far parte del proprio bagaglio tecnico.

L'esposizione di uno scatto a luce ambiente, penso sia cosa che possiamo ritenere acquisita per tutti: più tenete aperto il diaframma, più luce passa, più lasciate la tendina dell'otturatore aperta, più luce passa.
La luce è sempre presente, quindi ovviamente più tempo rimane aperto l'otturatore, e più ne entra.

Cosa succede invece col flash? Succede che la durata del lampo è DI MOLTO inferiore ai normali tempi di scatto sincronizzato, al punto tale da rendere la velocità di apertura/chiusura dell'otturatore indifferente al fine di catturare la luce del flash.

Un flash anche di scarse prestazioni, arriva senza problemi a scaricare l'intero lampo in meno di 1/500 di secondo. I flash da slitta, quando utilizzati alla minima potenza, arrivano a scaricare il lampo anche in tempi nell'ordine del 1/38.000 di secondo

fonte: http://www.flickr.com/groups/strobist/discuss/72157625958129812/



La maggior parte delle macchine fotografiche canon/nikon/sony più diffuse, ha un sincro flash massimo di 1/200 o 1/250 di secondo.
Significa che, quando usiamo il flash, non possiamo scattare più velocemente di così.


Cosa significa tutto questo? significa che, in una stanza buia, il nostro sensore (o la nostra pellicola) vedrà l'immagine soltanto per la durata del lampo: a tutti gli effetti quindi, come se avessimo scattato a quella folle velocità visto che per il resto dell'esposizione non arriva altra luce ad impressionare il sensore.

E' veramente necessaria una stanza buia? No... se scattate a ISO bassi e con tempi sufficientemente rapidi per ottenere una foto NERA, per quanto riguarda il sensore siete in una stanza buia.
In questo caso, vedrete solo il flash (cosa utilissima ad esempio per "congelare" il movimento).

E se vogliamo che una certa luce entri in scena? Allora esponiamo in modo che questa sia visibile, e il resto della scena sia più possibile invisibile (nero).
Nel caso dello scatto di oggi, la cosa era abbastanza semplice, fuori c'era il sole dunque ottenere il giusto contrasto non è stato affatto complicato.
Il sole stava scendendo rispetto alla prima parte del set, quindi:

1/80 di sec, ISO 100, f/7.1 i dati di scatto.

Come dicevamo, il diaframma controlla il flash... questo perchè, essendo il lampo praticamente istantaneo, è inutile ridurre i tempi: entrerà sempre la stessa luce. Invece chiudendo il diaframma il flash perderà efficacia.

Il diaframma a 7.1 è stato scelto per avere il soggetto completamente a fuoco, con un diaframma più aperto avremmo avuto dei fuorifuoco che in questo scatto volevo evitare.


Ed ora, per festeggiare la chiusura dell'argomento dark/horror, qualche altro scatto tratto dalla stessa serie, realizzato con le stesse tecniche.

A presto, e mi raccomando, scattare! ;)

Da domani inizio la dieta, giuro
L'accetta rispetto alla motosega ha il vantaggio di non rimanere mai a secco. Pensateci.
Chi l'ha detto ke i killer motoseghisti pazzi possono essere solo uomini?






giovedì 4 ottobre 2012

WHERE DEATH IS MOST ALIVE - pt. 2/3



Non è adorabile quell'espressione assente di noia anche con la lama alla gola?


Well, that's just fine
Say it once, say it twice
Take the chance and roll the dice
Ride with the moon in the dead of night


Continuiamo il viaggio nelle terre oscure della fotografia alternativa (che a ben vendere, di alternativo ha molto poco ormai), e giochiamo coi suoi stereotipi!

Direi che in questa foto, abbiamo tutto. Di tutto di più.
L'immagine rende omaggio a tantissimi cliché del genere: abbiamo la maschera antigas, abbiamo le katane Japponesi, abbiamo la bella ragazza che non manca mai nei film horror, abbiamo l'ambiente diroccato, e abbiamo il nostro psicopatico anonimo e letale, con i suoi traumi infantili che l'hanno fatto crescere violento.

Le citazioni cinematografiche si sprecano, si va dalla maschera antigasi di S.Valentino di sangue, alle katane di kill bill, alla fanciulla della sposa cadavere, tanto per citarne alcuni (magari non tutti meritano la citazione allo stesos modo... ma vabbè).
Il concept è dichiaratamente horror/dark.
Mi sento horror/dark dentro. Su ste cose ci sguazzo..
Come fare però, in una giornata di sole, in pieno pomeriggio e con tante finestre che illuminano a giorno l'intera stanza, a creare un'atmosfera adeguata a mostrare il marcio della mia anima? (lol)
Le scelte sono due: o si disegna un pentagramma per terra e ci si taglie le vene per invocare Lucifero, che come è noto a tutti, si presenta sempre oscurando il sole col suo manto di tenebre, oppure, se non avete un gessetto per disegnare sul pavimento, o temete che il taglio ripetuto ad ogni set fotografico delle vostre vene possa portare i vostri polsi ad assomigliare a quelli di un" Emo", spendete due soldi e vi comprate un flash.
E naturalmente, dopo averlo comprato, imparate anche ad usarlo!

Vediamo un po' come l'ho usato io in questa circostanza...

Ricordate il vecchio post? Ricordate cosa vi dicevo dell'esposimetro? Che non morde? Che non dovete aver paura di usarlo? Bene!
Misurate l'esposizione per l'ambiente, poi regolate il vostro flash in modo che la superi di almeno 2 stop, ed esponete PER IL FLASH.
In questo modo, dovreste ammazzare (in senso figurato, of course) gran parte della luce ambiente presente. Più sarà alta la differenza, più la luce ambiente sarà insignificante, fino ad arrivare al punto che la stanza apparirà buia come in piena notte, e l'unica luce presente sarà quella del vostro flash, modellata da voi, come in studio.

Voilà, magia!

Per ottenere un effetto di vignettatura naturale, potete servirvi di modificatori di luce come le griglie a nido d'ape. Queste impediscono alla luce di espandersi in ogni direzione, dandovi un enorme controllo su dove verrà proiettato il fascio di luce. Nella foto che usiamo come esempio in questo post, potete vedere chiaramente la caduta di luce ai bordi, e il fascio di luce che assume una forma più o meno circolare al centro.
Le griglie esistono di diverse misure, a celle più larghe, o a celle più strette. Più le celle saranno strette, maggiore sarà la linearità della luce che passa attraverso; viceversa, più le celle sono larghe, più la luce sarà libera di diffondersi, ottenendo una sfumatura del cerchio proiettato più morbida e diffusa.

In questa foto la griglia utilizzata era abbastanza larga (mi pare intorno ai 60°).

La foto originale necessitava solo di una robusta correzione colore su lightroom e di un po' di contrasto

Direi che ci siamo, tecnicamente la foto era a posto, soggetti bene illuminati (per il genere di foto che volevo fare) e vignettatura già presente.

Dal punto di vista artistico, i soggetti risultano convincenti:

 il "cattivo", senza volto, comunicava con atteggiamento e gesti. Per come lo vedo io, è conscio del suo potere di togliere vite, e ostenta sicurezza pur senza lasciar trapelare (grazie alla maschera) se prova o meno piacere a compiere la sua missione.

La ragazza, col suo fare annoiato e per niente impaurito nonostante la lama sotto la gola, rendeva ancora più convincente il personaggio che ormai non aveva più nulla da temere dalla morte, avendo già abbandonato il mondo dei vivi.
Un'espressione assente, per un personaggio che non si cura ormai più delle faccende di questo mondo, con tutto lo "scazzo" di chi ha tutta l'eternità per pensare ai suoi affari, e quindi è ormai fuori dalla frenesia che invece affanna i viventi, alle prese con la cronica mancanza di tempo e dai ritmi frenetici della vita moderna: una Monna Lisa dello scazzo post-mortem.

Wow che descrizione dettagliata. Fin troppo per essere vera forse?
In realtà no... infatti era proprio questa l'idea iniziale, che ha ispirato lo scatto. Niente di più, niente di meno.
E questa considerazione mi passa un assist per abbandonare il campo tecnico,e tornare su quello organizzativo, spendendo due parole sull'importanza di GUIDARE I SOGGETTI, per fare in modo che quanto registrato nello scatto, si avvicini il più possibile a quanto abbiamo in mente.

Non mi dilungo molto sull'ovvietà per cui è importante SCEGLIERE bene i soggetti con cui si lavora.
Soprattutto nel caso che non siano professionisti, la selezione è importante, e deve essere rigorosa.
Servono il viso giusto, la capacità espressiva giusta, e la giusta propensione alla collaborazione.

Non accontentatevi di coinvolgere gente semplicemente perchè viene gratis.

Purtroppo capita fin troppo spesso che sia l'anello più debole della squadra a definirne la qualità dei risultati, ed è molto facile "sprecare" una buona idea con interpreti non all'altezza o semplicemente non adatti al ruolo.

Anche all'interno delle nostre cerchie di amici ci saranno sempre persone più adatte di altre ad interpretare certi ruoli.
A meno che non abitiate in cima ad un monte e non possiate scegliere altro che fotografare paesaggi o farvi autoscatti, prendetevi un po' di tempo per studiare i vostri amici e conoscenti, e provate a figurarveli nella scena che avete in mente.

Fatto questo primo passo, prima di coinvolgerli nella vostra idea principale, l'ideale sarebbe fare qualche scatto di prova insieme, per vedere se davanti alla macchina fotografica riescono ad esprimere quello che vi comunicano di persona, senza l'ingombrante e imbarazzante presenza dell'obiettivo.
Cercate sempre la loro zona di comfort... ci sono soggetti che vanno guidati, altri che vanno solo indirizzati e poi lasciati andare, altri ancora che per sciogliersi hanno bisogno di complimenti, e addirittura quelli che preferiscono il silenzio o una musica che copra pure le vostre parole.

Potete fare la foto tecnicamente migliore al mondo, ma sprechereste tutto l'impegno profuso se non riuscirete a fare in modo che i soggetti comunichino quello che avete in mente.


Ops... ero già pronto per i saluti, e quasi dimenticavo di mettervi lo schema luci della foto!
Non che sia poi necessario, visto quanto sia elementare questa volta... ma sia mai che mi si taccia d'essere uno scansafatiche!

Anche se non sempre funziona, "less is more" è spesso una regola d'oro!

C'è poco da commentare, un unico punto luce è più che sufficiente per ottenere l'effetto senza complicarsi inutilmente la vita.
Less is more, in questo caso. Con buona pace dei maniaci dei 50 punti luce.
Ho preferito usare una giraffa (o "boom" per gli anglofoni, e per chi studia illuminazione sui blog stranieri) in modo da avare la visuale libera sui soggetti e non dover sacrificare il punto di ripresa. Non è necessaria, ma solo più comoda, in questo caso.

Bene, oggi abbiamo visto come far apparire buia una giornata di sole rendendo ininfluente la luce ambiente lavorando col flash.

Prima di salutarci, ricordatevi sempre la regola d'oro: la luce ambiente, la controllate con la velocità dell'otturatore, la luce flash, la controllate con l'apertura del diaframma.

Se davanti a queste ultime due righe siete rimasti a bocca aperta perchè non sapete di cosa parlo, l'appuntamento è per il prossimo post, in cui analizzeremo insieme un nuovo scatto ;)

See ya!

Fotografia

Faccio click su strane cose, che registrano strane immagini.