domenica 30 settembre 2012

 WHERE DEATH IS MOST ALIVE - pt.1/3


direttamente dal prossimo film di Tim Burton... (ma anche no)


This is Halloween, everybody make a scene
Trick or treat till the neighbors gonna die of fright
It's our town, everybody scream
In this town of Halloween



Nuovo post.. mi son reso conto che ormai settembre è andato.
Tempus fugit.
Eh si, è passato anche il 30.
Vorrei fermarlo il tempo, e pensare che fra 2 giorni sarà ancora il 32 settembre, ma invece no... settembre è finito il 30,  e arriva ottobre.

Inizia ottobre, quindi inizia l'autunno, arriva Halloween.
Ok... mancano ancora 31 giorni... ma dato che sicuramente qualcuno di voi vorrà approfittarne per fare foto a tema, ecco che raccolgo l'assist datomi dal calendario, ed inizio un ciclo riguardante le foto "dark".

Tranquilli... niente cose troppo splatter che possano farvi sanguinare gli occhi, o la cui truce visione sarebbe peccato mortale. Non dovrete confessarvi dopo aver letto questo post: o almeno, non dovrete farlo solo per averlo letto... ma per quanto ne so io potrebbe leggermi pure qualche serial killer, quindi mai dire mai.

Bando alle ciance.
Come sempre, il discorso sarà abbastanza ampio, comprendendo consigli e tecniche che potrete utilizzare per ogni vostro scatto, non solo per Halloween!

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DISCLAIMER: Su questo blog, non scenderemo troppo nei particolari tecnici: do per scontato che siate già in possesso delle nozioni fondamentali di fotografia, e che visto che siete su internet, sappiate pure usare Google per trovare altri blog didattici che non ho intenzione di mettermi a copiare proponendovi l'ennesimo corso di fotografia online.
Qua si parla di foto, di idee, di espedienti per realizzarle. E si parla a ritmo di chiacchiera, non di lezione.
Se avete bisogno delle nozioni base e avete perso completamente l'orientamento, contattatemi privatamente, e vi indicherò dove trovarle, sia online che di persona.
FINE DISCLAIMER.

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Oggi in particolare, nello scatto che vi propongo, vedremo un modo per mischiare la luce flash con la luce ambiente, cosa che crea spesso delle difficoltà ai principianti.

Eh si.... tanti pensano ancora che il flash sia un attrezzo per illuminare le foto di notte, quando la luce non c'è.
Questo è vero solo in parte. In minima parte, per quanto mi riguarda.
Il bello del flash invece, è proprio fare in modo che "sembri che non ci sia", mischiandolo magari con altre luci già presenti sulla scena.

Se il flash viene gestito male, questo prevaricherà tutte le altre luci, spazzando via l'atmosfera naturale del luogo in cui scattiamo.
Di per sé, questa non è una cosa necessariamente sbagliata... anzi, la prossima volta vedremo proprio un esempio di come questa caratteristica possa essere sfruttata per alterare secondo i nostri gusti la scena.
Ma oggi invece, parliamo di quando entriamo in una stanza, e rimaniamo incantati dai giochi di luce presenti. Come fare a non perdere la nostra magica atmosfera, ma ad avere ugualmente il controllo sull'illuminazione del nostro soggetto?

Per prima cosa, facciamo una esposizione per la stanza.
Che significa? significa fare una foto (o una misurazione esposimetrica) che ci consenta di "vedere" la scena sulla foto così come ci appare ai nostri occhi.
Come se facessimo una fotografia senza la modella.



L'esposimetro non morde. Usatelo senza paura.



A questo punto inseriamo il soggetto, e illuminiamo come più ci piace con il nostro flash, facendo attenzione ad ottenere una esposizione che lo faccia amalgamare alla perfezione col resto dell'ambiente, e non la classica "sflesciata" degli scattini delle discoteche (a cui va tutta la mia solidarietà per le condizioni in cui lavorano... ci son passato anch'io e non è detto che magari non debba ripassarci... sapete.... la crisi... Monti... l'Europa... e la confidenza che si prendono col nostro deretano senza nemmeno l'accortezza di usare vasellina).
Ma torniamo a noi.
Qui sotto, lo scatto originale.





lo scatto originale era già buono, in altre occasioni (per altri temi) non avrei nemmeno perso tempo a ritoccarlo

 Se volete ottenere effetti più drammatici sullo sfondo, sottoesponete l'ambiente di 1 stop rispetto al soggetto.  Servendovi di un esposimetro esterno sarà un gioco da ragazzi, ma potete anche regolarvi ad occhio procedendo empiricamente fino a che non ottenete le proporzioni di luce desiderate: il limite è solo la vostra fantasia (ok... pure la quantità di luce disponibile).



Come potete notare, nonostante la presenza del forte controluce, il soggetto risulta bene illuminato, pur non avendo sacrificato dettagli altrove.
La tonalità calda dello scatto, l'ho ottenuta spostando volontariamente il bilanciamento del bianco fino a scaldare il colore (vi consiglio di farlo in camera, anche se in maniera grossolana rispetto alla precisione che avrete poi sul vostro monitor calibrato a casa, almeno avrete subito un'idea di come funzioni il mood).

In questo scatto, la finestra posteriore, di spalle al soggetto, è quella che illumina l'ambiente, mentre il flash è stato limitato con una griglia anteriore in modo che illuminasse soltanto la porzione di scena in cui si trova il soggetto (o poco più). La griglia è abbastanza larga, e la luce pur non andando in ogni direzione in maniera incontrollata, fa un cono abbastanza ampio e sufficiente a coprire l'intera porzione del soggetto visibile nel fotogramma.
La luce del flash proviene dall'alto a destra del fotogramma, come si evince chiaramente dalle ombre sul soggetto.


Per aumentare l'atmosfera dello scatto, e giocare ancora di più col taglio di luce proveniente dalla finestra, mi sono servito di una piccola macchina del fumo.
Ahhh la macchina del fumo... poche cose mi danno gioia come questo oggetto, tanto superfluo quanto meraviglioso.

Il mio tessssoro... ovvero: una macchina del fumo da meno di 80-100 euro, su Ebay.


Sono un feticista della tecnologia, e una diavoleria come questa su di me esercita un fascino indiscutibile. Anche se di tecnologico ha ben poco. Non giudicatemi... ahahah!




Feticismi a parte,  l'oggetto funziona sul serio. Il fumo crea un piacevole effetto nebbia che ammorbidisce la scena, da tridimensionalità alla luce, e si sposa alla perfezione col mood che avevamo in mente.
Una volta tanto, soldi ben spesi.

Ed ecco lo schema di luci/accessori usato per lo scatto:

il beauty dish sembra a misura di tirannosaurus rex nello schema, ma in realtà è sufficiente uno da 70cm di diametro



Ricordatevi di esporre PRIMA per l'ambiente, e in seguito di dosare il flash fino a quel tanto che basta per avere il soggetto schiarito fino al punto di integrarsi nella scena in modo realistico.
Evitate che il flash sia troppo protagonista rovinando la fotografia con riflessi di luce sulla pelle o altri artefatti che rendono la foto artificiale e spezzano l'illusione e la magia del mood creato.

Una volta ottenuto lo scatto, me ne son tornato a casa come al solito, ho piazzato la scheda nel lettore, consultato youporn alla ricerca di ispirazione mentre Lightroom importava le foto tramite la lentissima interfaccia USB2 del mio vetusto lettore, e poi ho sistemato la cromia, i contrasti e il mood della foto.

Ho cercato di dare un po' più di volume al fumo e contrastare la scena in modo da avere un effetto più convincente del trucco.
Spostando una levetta qua e una là, è nato lo scatto. O meglio, è nata l'immagine, dato che lo scatto era già bello che servito.


questa non l'avevo mai pubblicata, beccatevi l'anteprima


Come tutti gli scatti che pubblico qui, spero che anche questo (o le chiacchiere che questo ha ispirato) possa esservi di ispirazione per realizzare nuovi ed interessanti lavori.

La prossima volta, come promesso, un altro scatto a tema Dark/Halloween dal sapore vagamente cinematrografico, ma col nostro caro flash che invece di fare da riempimento preciso e morbido, farà la parte del leone oscurando la luce ambiente e dandoci un effetto molto simile alla luce da studio, ma in location.

Stay tuned! ;)


giovedì 27 settembre 2012

OUTSIDE THE WINDOW




"outside the window", 50mm 1/200 sec ISO 100 f/4

Una ragazza guarda fuori dalla finestra.
Fuori piove, la giornata è calda ma in giro non c'è nessuno. Bastano due gocce d'acqua per far scappare tutta quella folla che di solito ogni giorno colora la strada.
E' appena arrivata una macchina.
Forse è la persona che sta aspettando, o forse no.
Forse quello sguardo cerca qualcuno là fuori, o forse fugge da qualcuno dentro.
Quante interpretazioni, quante storie possono trovarsi scritte dentro un fotogramma rubato.
Cosa è successo quel giorno? E' poi arrivato qualcuno? Ha già smesso di piovere? Chissà...




Visto il successo dello scorso post sulla fotografia subacquea per dilettanti (come me), anche oggi giochiamo con qualcosa di particolare.

Una delle mie fisse, contro cui nemmeno il mio spirito di nerd-analizzatore può nulla: il lensbaby.


alcuni elementi del sistema lensbaby, che comprende varie lenti intercambiabili, addizzionali ottici e diversi corpi




Lo so... le critiche che gli muovono le conosco a memoria: costa più di quanto valga (dal mero punto di vista qualità/prezzo), è scomodo da usare (non ha nemmeno un diaframma... bisogna chiuderlo con dei dischetti magnetici sagomato...), non è nemmeno autofocus, e usato guardando dentro il mirino della macchina, se non avete una full frame, è quasi ingestibile, e vi costringe ad utilizzare il live view per avere il controllo di quello che state facendo.

Ah dimenticavo... lo schema ottico della lente è patetico, la qualità non può essere messa a confronto nemmeno con le ottiche off-brand più economiche.

Però....
Però.........
Però.............
IO LO AMO!

Si, davvero, fa parte di quelle poche lenti di cui non potrei mai fare a meno.

Ma come? Io, nerd, che mi metto a tessere le lodi di un pezzetto di plastica con appena un paio di vetri al suo interno, che danno semplicemente il risultato che potreste ottenere con un po' di pazienza su photoshop?

Si.

E vorrei far notare che Lensbaby non solo non mi sponsorizza, ma non mi regala nemmeno niente, e non mi fa manco uno sconto. Ahimè.
Nonostante loro non mi amino, e nemmeno il mio portafogli ami loro, io amo questo prodotto.

Perché?
Perché mi fa ragionare, pensare, scattare, e "sentire" la foto in modo completamente diverso da tutto il resto.

Mettiamo da parte le considerazioni sul prezzo, e mettiamo da parte pure le analisi tecniche della lente.

Questa piccola lente, ha carattere.
Ha un carattere difficile e non va d'accordo con tutti, o si odia o si ama, ma quando c'è feeling... è vero amore.

Innanzitutto, l'approccio al lavoro cambia.
Scodatevi ogni automatismo. Non funziona niente, ma niente proprio.
All'inizio è normale procedere a tentativi.
Se riguardo all'esposizione potete servirvi di un esposimetro esterno, per quanto riguarda la sua caratteristica principale, ovvero la decentrabilità, diventa quasi obbligatorio utilizzare il live view per vedere dignitosamente bene cosa state facendo: quando scattate ad aperture abbastanza aperte (si parte da f/2, quando non si mettono dischetti/diaframma dentro la lente), basta un respiro per cambiare la zona di fuoco.

Insomma... non è facile, non è per tutti.
Ma per me, è un mezzo inestimabile per raccontare qualcosa, in una maniera completamente diversa.

L'effetto fotografico del lensbaby, è quello delle lenti decentrabili: possiamo spostare il piano di fuoco ed ottenere una sfocatura selettiva, impossibile con lenti normali (photoshop viene in aiuto, ma non è la stessa cosa che vederlo mentre scatti).
Al contrario delle lenti decentrabili corrette però, col lensbaby non si ottiene il classico "effetto miniatura" tipico della fotografia tilt-shift, o perlomeno non lo si ottiene così esasperato come nel caso di lenti utilizzate (e adattate) in questo genere di foto.

A me il lensbaby ispira.
Mi ispira, come un giorno di pioggia.
Mi fa sentire intimo col soggetto e con le fotografie, mi da una carica emotiva che poi alla fine traspare nello scatto.
Suggestione? Può darsi. Ma non intendo liberarmene.

Come avrete capito, non ho alcuna intenzione di fare una recensione tecnica di questo sistema di lenti. Non credo che avrebbe senso.
Otticamente sono scarse, inutile nascondersi dietro un dito, però,  per quanto mi riguarda, sanno regalare grosse soddisfazioni.

Parliamo qundi di come l'ho usato.
Come al solito, partiamo dallo scatto originale:
nello scatto originale è già presente l'effetto finale, ma i colori risultavano abbastanza freddi per i miei gusti
























Come potete vedere, l'effetto dello spostamento del piano di fuoco è evidente, ed è realizzato direttamente in camera. Non c'è trucco, non c'è inganno. Niente photoshop.
Benché poi, come risultato finale, non vi sia differenza tra realizzare l'effetto in fase di scatto o in post produzione, io trovo che "vedere" quello che si sta facendo durante lo shooting aiuti a lavorare meglio. What you see, is what you get.
Simple.


Per agevolare il lavoro, ho posizionato la macchina sul treppiedi e composto la scena in Live View.
Questo permette di avere un controllo assai migliore sull'effetto del decentramento della lente, altrimenti abbastanza difficile da ripetere su più scatti con costanza utilizzando il lensbaby.

Avendo a disposizione una stanza di generose dimensioni e ricca di grandi finestre, ho utilizzato la luce naturale per lo scatto.
Chi mi conosce sa che sono un grande amante della luce flash (che adoro), ma quando la luce è buona... non c'è bisogno di complicarsi la vita

per la serie "less is more", lo schema luci più semplice del secolo: la classica finestra




Il mood del servizio si prestava molto all'effetto ottenuto con il piccolo lensbaby.
Tuttavia, la resa cromatica di questa lente è un po' fredda (cambiando la lente, passando da un nikkor normale a questo, si nota proprio una evidente resa cromatica discordante) per i miei gusti, quindi solito passaggio in lightroom per trovare un mood più caldo e adatto all'atmosfera che avevo in mente.

Ecco alcuni esempi di scatti, tutti realizzati col fido lensbaby





Ed eccoci alle conclusioni.
Lensbaby ha costruito un sistema di lenti uniche. Non sono adatte a chi cerca "la qualità tecnica", ma trovo che siano molto stimolanti per aumentare la qualità narrativa degli scatti, provando qualcosa di nuovo.

Sia chiaro: non è usare un lensbaby che migliora la qualità narrativa delle mie/vostre foto... ma è RAGIONARE DIVERSAMENTE che lo fa.
Il piccolo ed economico 50mm decentrabile pretende di essere utilizzato diversamente da tutte le altre lenti, e quindi vi porta a "dover imparare di nuovo", o "reimparare" se siete già avvezzi allo scatto senza automatismi, avendo avuto esperienze su altri sistemi.

Quello che fa davvero bene, non è scattare attraverso una lente di bassa qualità, ma IL CAMBIAMENTO. La nuova sfida, il dover fare pregio di difetti altrimenti palesi, e il liberarsi dalla logica della "corsa agli armamenti" che si fa quando si confrontano le lenti più blasonate e costose.
Avete mai visto quelle scene, soprattutto tra fotoamatori, in cui quasi si viene alle mani per stabilire se è meglio Canon o Nikon? Se è meglio il 70-200 vecchio o quello nuovo, se è meglio usare lo stabilizzatore o il cavalletto.... tutte quelle classiche menate, solitamente tipicamente maschili, che sono la trasposizione fotografica del "io ce l'ho più lungo".

Ecco, in questo scenario, lensbaby arriva, e spiazza tutti dicendo: "io ce l'ho più corto". E se ce l'avete più corto, siete obbligati ad usarlo bene... altrimenti... eheheh

Certo, non sono lenti che vanno bene per tutti i tipi di lavoro, e non possono sostituire le lenti corrispondenti per focale dei vari sistemi fotografici.
Resta il fatto che ogni tanto tornando indietro, si va avanti.

Nel mio caso, liberarmi da automatismi, MTF, e altre considerazioni tecniche,mi ha aperto un modo diverso di fare fotografie e di raccontare storie. L'aggiunta della possibilità di giocare col piano di fuoco, e la sfida di giocare con un pezzo di plastica hanno fatto il resto, ed è scattata la scintilla.

Curiosi di provare? Io ve lo consiglio.

martedì 25 settembre 2012

UNDER THE SUN, UNDERWATER


Con la puntualità che da sempre mi contraddistingue, ecco a voi il post estivo... ora che sta per arrivare l'autunno.

Visto che questo weekend mi son trovato 30° a Firenze, ho pensato che forse sono ancora in zona Cesarini per parlare di qualche tema estivo, che si potrebbe sviluppare in questi ultimi giorni per i più temerari di voi.. oppure per quelli che abitano a Firenze dato che in quella zona pare sia ancora Agosto.

Ebbene si... ci son cascato anch'io... foto subacquee!

"Under the sun, underwater" scatto realizzato presso Oasi Belvedere, non ricordo bene dove, abbiate pazienza!



Premetto subito che NON SONO UN ESPERTO DI FOTOGRAFIA SUBACQUEA, quindi questo articolo non ha la pretesa di essere un "how to", ma soltanto un "workaround", per parlare insieme di come io che sono completamente neofita di questo genere di fotografia, abbia affrontato i problemi più comuni che si presentano in questo genere di scatti.

Innanzitutto la lista della spesa, per capire bene cosa c'è dietro lo scatto, occorre capire la preparazione e l'attrezzatura necessari per potersi trovare nelle condizioni di poterlo effettivamente realizzare.

Iniziamo quindi a mettere nel nostro carrello della spesa quanto segue:

1) piscina sufficientemente profonda. Almeno 1,3 metri di profondità per potersi muovere adeguatamente sott'acqua, se vi accontentate di fare dei "tagli" come questo. Per una figura intera almeno mezzo metro in più.
Perchè in piscina e non al mare? perchè a meno che non viviate in posti con acque veramente limpide e pulite, al mare c'è troppo particolato e l'acqua è troppo torbida per permettervi di lavorare a distanze decenti dal soggetto. Già l'acqua della piscina compromette la qualità del file generato in maniera significativa, rendendo necessario un forte intervento in post produzione.
Se siete fortunati (o danarosi) il top sarebbe una grossa vasca trasparente, in modo che voi possiate stare all'asciutto e sistemare le luci dove volete, e mettete a mollo solo la modella... ma in questo caso, nella foto linkata sopra, ero pure io dentro la piscina insieme a lei, e devo dire che è stato pure divertente

2) se volete entrare in piscina e godervi l'esperienza di fotografie in immersione, vi serve un qualsiasi strumento fotografico che resista all'acqua.
N.B. resistere all'acqua è cosa ben diversa che resistere alla pioggia. Se vi venisse mai in mente di provare il vostro corpo tropicallizato e prova di fango ed acquazzoni dentro una piscina, sappiate che vi aspetta un'amara sorpresa.
Servono proprio macchine fotografiche subacquee (alcune compatte digitali lo sono già, ma vanno benone pure le vecchie Nikonos a pellicola) oppure degli "scafandri" per la vostra fidata reflex che usate solitamente all'asciutto.

Calma... non esaltatevi troppo... questi famosi scafandri hanno un costo direttamente proporzionale alla loro comodità.
Tra l'altro, questa proporzionalità segue una curva esponenziale... quindi all'aumentare della comodità d'uso, il prezzo raggiunge rapidamente cifre da capogiro, spesso di molto superiori a quella della macchina fotografica stessa.

Quindi? La fotografia subacquea è una cosa da ricchi?
La risposta è "no, se siete disposti a complicarvi un po' la vita".

Visto che ancora sono un fotografo povero e per fare esperimenti non posso certo permettermi migliaia di euro di attrezzatura che userei 10 volte in tutto nella vita, ho scelto la strada più scomoda, ma di gran lunga la più economica: il sistema Dicapac


la custodia DiCAPac in tutto il suo splendore spartano

 Si tratta in sostanza di una busta di plastica, sagomata in modo da contenere la vostra reflex di fiducia, assieme ad un obiettivo di taglia media (un 24/70 f/2.8 ci entra al pelo).

Stando ai dati riportati dal produttore, siamo al sicuro fino a 5 metri sott'acqua (qualche fonte scrive 10, ma vabè, io in ogni caso non scendo oltre i 2-3 quindi non ho mai approfondito molto la questione).



la pubblicità ufficiale del DiCAPac
.Ecco, con questo attrezzo potrete immergere la vostra DSLR in tutta sicurezza.
Lo so... l'aspetto non è proprio di quelli che ispirino massima sicurezza, però SI, FUNZIONA, nel senso che potete star tranquilli, se lo usate secondo le indicazioni fornite dal produttore, siete assolutamentea al sicuro.

Io, che sono un gran trafficone, nerd, fancazzista, e fissato, ho sostituito l'oblò plastico di serie con un filtro UV da 95mm in vetro, naturalmente uno molto economico (la bellezza di 37 o 40 euro, non ricordo più il prezzo), ma che nonostante tutto mi da risultati migliori del plasticozzo di serie.
Col senno di poi sono contento di avere effettuato la sostituzione, visto che già ci pensa l'acqua ad appannare l'immagine, e recuperare un pochino laddove si può, è cosa assai gradita.
Poi naturalmente 90 volte su 100 tutto il poco dettaglio catturato in più lo perdo con postproduzioni assurde ed estreme su lightroom, ma quello è un MIO problema, non dell'attrezzo...

Ok, abbiamo la piscina, abbiamo la fotocamera a mollo, cosa ci manca nella lista?

La luce! In questo scatto che vi propongo oggi, ho usato luce naturale, ho fatto posare la modella in modo che sott'acqua avesse il sole di fronte; diversamente avrei bruciato tutto per avere lei esposta correttamente.
dati exif dello scatto: 20mm  ISO 100, f/6.3, 1/40sec




Vogliamo mettere nella lista pure qualche accessorio? Io ho usato un paio di occhiali che sembravano usciti da Jersey Shore, rimediati sul posto grazie all'amica Chiara Schiaratura che provvidenzialmente li aveva con sé (tranquilli, non li indossava, facevano parte della sua borsa di gadget! :D)

Here we go!

Pronti per lo scatto, Margherita, la modella, non aveva mai posato sott'acqua.
Io non avevo (quasi) mai scattato sott'acqua.
Tutte le premesse remavano contro insomma.

Calma, niente panico. Se la modella non affoga, possiamo farcela.
I capelli di Margherita aiutano molto, col loro movimento, a rendere più interessante l'immagine e a dare il senso dell'ambiente subacqueo.

Quasi dimenticavo... ricordate che vi avevo detto prima riguardo gli scafandri per le relfex? cioè che la loro comodità è direttamente proporzionale al prezzo... il DiCAPac costa davvero poco (circa 80 euro). Gli altri partono da diverse centinaia a qualche migliaio di euro.
Traete le vostre conclusioni.

Oltre alla scarsa accessibilità ai comandi (anche girare una ghiera dventa una impresa, soprattutto se l'obiettivo è di generose dimensioni come il 24-70 f/2.8), dovrete fare i conti con la spinta di Archimede.
Nonostante chiudiate il DiCAPac con cura, dentro resta sempre un po' d'aria, e quando siete sott'acqua, l'oggetto vi porta letteralmente a galla.
Quasi impossibile stare fermi se non usate dei pesi come zavorra.

Ma adoro le sfide, perciò si continua.

Niente flash oggi, quindi si può scattare a raffica.
Niente autofocus, la mia Nikon D7000 sott'acqua soffre troppo per la mancanza di contrasto e sono più gli scatti che sbaglia che quelli che azzecca.
Tutto manuale. Mi piace sempre di più.

Impossibile anche guidare la modella sott'acqua. Posso darle delle indicazioni prima dell'immersione, ma poi lì sotto siamo soli e tocca tirare a indovinare.
Pure i capelli seguono un movimento random.
E ci si mettono pure le bolle d'aria, che spesso rovinano gli scatti migliori passando di fronte all'occhio o coprendo altre parti del viso della modella.

Un inferno.
Se dovessi mai realizzare scatti in acqua per un lavoro su committenza, queste condizioni di lavoro sarebbero inaccettabili, e mi procurerei  un bell'acquario per modelle :D
Ma oggi scatto per me, e queste difficoltà rendono la sfida ancora più divertente.

Eccoci al dunque, riemergo e controllo il display della macchina.
Trovo una foto che mi piace.
Ok, ancora non mi piace, ma ci trovo del potenziale.
Il contrasto è insignificante e la dominante azzurra opprimente, sarà sicuramente necessario un buon intervento di post produzione

Ecco il risultato originale




Si lo so... a parte la posa, non sembra nemmeno la stessa foto...

Per fortuna lightroom riesce a supplire alle mie carenze tecniche di foto subacquea!
Innanzitutto, ho aumentato i contrasti, e ci sono andato giù pesante con un bel +100% chiarezza.
Il file iniziava già ad assumere forma.
Successivamente, la correzione colore, doverosa vista l'opacità del file originale, via la dominante azzurra e bentornati dettagli sullo sfondo.

Ci siamo, lo scatto mi piace, e inizia ad essere come lo avevo pensato.
Il risultato mi soddisfa, spero piaccia anche a voi.
Di sicuro è stata una esperienza interessante, che mi ha fatto "crescere" mettendomi davanti a dei problemi del tutto nuovi, e a dei limiti che non avevo i mezzi per superare che quindi mi hanno costretto a fare di necessità virtù.

Ho un sacco di idee per soggetti subacquei da fotografare, e spero di avere un giorno la possibilità ed i mezzi per dargli vita.
Per ora spero di avervi incuriosito un po' e stimolati a provare... in fondo basta poco, e il divertimento è garantito!

See you soon!

martedì 18 settembre 2012

ANATOMIA DI UNO SCATTO, parte 1

Mentre su facebook i "photographers" sono impegnati a "farsi i pompini a vicenda" (sig. Wolf cit.) e io, ancora bannato, non posso partecipare al banchetto, ho deciso di parlarvi (in realtà parlo a me stesso, visto che non mi legge nessuno) di come nasce uno scatto.

Considerato che parlo da solo, e che quindi so già che domande farmi e che risposte darmi, la cosa potrebbe sembrare un tantino ridondante, ma poco male: repetita iuvant.

Ed eccolo, lo scatto di cui mi accingo a parlare:

100% alesad

Faccio foto di tanti tipi, ma questi sono i soggetti che amo, le atmosfere che sento più mie.
Non vi piace? Questa sera provate a dire "alesad" per tre volte davanti allo specchio, e apparirò alle vostre spalle con un gancio da macellaio (altra cit., ovviamente).

Torniamo seri, per un po'.
Come nasce questo scatto?
Nasce innanzitutto da una sensazione, da uno stato d'animo. E' uno scatto costruito, certo, e non racconta qualcosa che sta succedendo fuori, ma dentro di me.
Un reportage emotivo, che astrattamente va a toccare un sentimento che, dentro di me, è concreto.

La mia psicologa può star serena, con me lo stipendio è garantito per molti anni ancora.

Una volta messe nero su bianco le linee guida del progetto (scrivo tutto su un taccuino, perchè purtroppo la natura è stata molto avara di talento con me per quanto riguarda la capacità di disegnare), sono passato alla parte pratica.

Cosa mi serviva?

Nella lista della spesa avevo:
- un corpo nudo (o che sembrasse tale, dall'inquadratura)
- una calza-collant da donna, per attenuare i lineamenti della modella e "spersonalizzarla".
- makeup aggressivo e sfatto.

Il makeup in realtà sarebbe stato aggiunto solo in un secondo momento, infatti lo scatto fa parte di una serie, che procede attraversando varie fasi.
Così come l'angoscia e la disperazione crescono in vortici che sembrano risucchiarci, anche in queste foto ho cercato di ricreare un ipotetico movimento a spirale, che da una condizione tuttosommato tranquilla e solitaria, portasse infine la modella a fare i conti coi propri demoni interiori.
Ho detto la modella? Forse era più azzeccato dire "il soggetto".

Il nostro soggetto in questo caso, l'ho scelto con cura.
L'idea è nata da sola, ma pochissimo tempo dopo averla partorita, la visualizzavo già con la fisicità e le fattezze di colei che infine ho scelto.

Margherita Cesarano, la modella di questo servizio, pronta per rapinare una banca

 La scelta dell'interprete giusto per l'idea che ho in testa, per me è fondamentale.
Non c'è cosa che mi mandi più fuori di testa che pensare di aver bruciato una buona idea sbagliando il soggetto.
Non dico che faccio solo capolavori. Non dico nemmeno di riuscire sempre ad azzeccare il soggetto.
Non ho mai scritto nemmeno che faccio buone fotografie.
Dico soltanto che quello che produco, deve avvicinarsi quanto più possibile a quello che ho in testa.
Per poter parlare di me, devo riconoscermici dentro. Il soggetto dello scatto deve essere come uno specchio di quello che provo.
Ho un taccuino pieno di idee da realizzare, in attesa della faccia giusta.
Questa volta per fortuna l'ho trovata, e l'idea non è rimasta sepolta tra le pagine del taccuino.

Ed eccoci quindi arrivati al punto in cui occorre tradurre pensieri, idee, buone intenzioni e appunti in immagini.

Per farlo occorre padroneggiare, almeno un minimo, le tecniche di illuminazione.
In questo caso volevo un'atmosfera claustrofobica, malata, opprimente.
Ho scelto di illuminare la scena con un solo punto luce. Dato che il servizio è stato girato in due riprese, mi sono trovato a lavorare con due torce differenti, la prima volta con una bowens da 400Ws, con la quale ho girato (di nascosto) pure il piccolo backstage della modella, e nella seconda parte dello shooting invece, ho usato un kit Lencarta Safari Li-Ion impostato alla stessa potenza.
Gli accessori sono stati invece sempre gli stessi, un beauty dish da 70 cm argentato su cui ho applicato una griglia a nido d'ape per restringere il fascio di luce, un piccolo ed economico boom Prolight per posizionare la luce sopra la testa della modella, frontalmente, con un angolo di circa 45°.
Completa il setup lo sfondo grigio neutro, che trovo molto versatile e semplice da modificare in post produzione.

Eccovi lo schema di luci utilizzato:





 Il setup è molto semplice, e non c'è bisogno dell'aiuto di collaboratori in studio, è facilmente gestibile anche da soli.
Quello che invece ha dato più problemi del previsto, è stato assicurare la calza sulla testa della paziente modella. Volevo evitare fastidiosi rigonfiamenti, che si verificavano puntualmente ogni volta che si cambiava, anche di poco, posizione.
Potranno andare bene per una rapina in banca, ma per fare foto con risultati ripetibili questi collant che ho usato non erano il massimo.

Vi omaggio pure con un photobomb da manuale, eseguito con autoscatto, mentre sistemo le calze alla modella

Mi faccio i fotobomb da solo.

  A questo punto, il mio lavoro sul set era quasi terminato.
Ed è proprio a questo punto, che i nodi vengono al pettine... l'idea c'è, la luce è a posto, io sono pronto, tocca al nostro soggetto ora di metterci del suo, e di interpretare ciò che le ho chiesto.



Perfetto. Esattamente quello che volevo.
Il video, per chi se lo chiedesse, è un fuoriprogramma. La modella non sapeva che lo stavo girando, le avevo semplicemente chiesto di muoversi di continuo, per sperimentare qualche scatto senza flash.
Che burlone che sono.
Lei ha sfoderato tutto il repertorio, improvvisando sul momento e probabilmente pure chiedendosi cosa mai sognavo di ricavare in quel modo assurdo senza guidarla.
Non si fa, lo so che non si fa.
Ma si fa lo stesso, e anche se ultra-cheap e ultra-minimal come ripresa, penso si percepisca quanto fosse calata nella parte e quanto feeling ci fosse sul set tra di noi per realizzare le atmosfere che avevo in mente.
In questo, credo che il piccolo video raggiunga perfettamente il suo scopo.


Bene, saluto la modella e torno a casa felice, il lavoro c'è, sono ottimista, a tratti durante lo shooting riuscivo ad immedesimarmi con lei e rivedevo tutti quegli appunti sul taccuino prendere forma.
E' una bella sensazione.
Il messaggio, quelle sensazioni che provavo, mi tornavano indietro come un'eco.

Ma il lavoro in verità non è finito.
A casa mi aspetta la post produzione.
Apro lightroom 4 e questo è il risultato dei file raw appena importati:
lo scatto originale, come acquisito in macchina


Noto subito con piacere, che l'effetto di sfocatura selettiva della lente utilizzata (un lensbaby composer con ottica double-glass da 50mm e diaframma circolare standard) ha una resa che mi lascia molto soddisfatto.

Il file di partenza è buono, evviva.
Correzione colore su Lightroom, il fondale grigio si conferma trasformista e segue alla perfezione il mood che avevo in mente, passaggio veloce in photoshop solo per aggiungere una leggera texture e abbondanti dosi di grana.
Scelgo infine, come tocco finale, di chiudere le ombre sul volto, in modo da acuire ancora di più la spersonalizzazione del soggetto.
Per qualche motivo, sono convinto che senza volto, possa avere il volto di chiunque la guarda e vi si riconosca.
I lineamenti scompaiono e restano appena accennati quel tanto che basta per definirla ancora umana, e lascio che siano le mani e la posa a parlare, a raccontare quello che provo.

Niente occhioni da cerbiatta, niente labbra da pin up, niente capelli da sfilata sul red carpet.
Una calza su cui il colore disegna un viso stilizzato come una maschera, e quel poco di luce che basta a percepire le forme del corpo.
E quelle mani...

18/09/2012
Vedete quella cosa là in fondo, tutta sfocata, che sembra un capezzolo? no?
Quelli che mi segnalano su FB invece la vedono benissimo...a quanto pare.



E' il primo post.
Sindrome da foglio bianco.
Che diavolo scrivo nel primo post, per dare dignità e soprattutto SENSO a questo ennesimo blog di cui l'umanità tutta potrebbe fare tranquillamente a meno?
Ho davvero qualcosa di memorabile da scrivere, o è soltanto narcisismo quello di voler apparire qua?
E' nato prima l'uovo, o la gallina?
Vi piace la Nutella?

Tutte domande importanti a cui non so dare risposta.

E allora partiamo dal motivo per cui nasce tutto questo: perchè facebook mi ha fatto girare gli zebedei censurandomi alcune foto innocue, e bannandomi per l'ennesima volta.

Facebook mi fa cagare.
Ecco, l'ho detto.
Momento catartico.
Facebook mi fa cagare.

Eppure, anche io sono su facebook. Perchè? Perchè mi conviene.
Oggi purtroppo siamo pericolosamente vicini all'equazione "internet = facebook"
Bisogna esserci.
Specialmente se si lavora (o si ambisce a lavorare) nel mondo dell'immagine.
E in reatà facebook ha pure tanti meriti, ed un potenziale enorme, quindi è giusto che sia così.
Ok, riformulo: COME E' GESTITO FACEBOOK MI FA CAGARE.

Si, così è meglio. Così è esattamente come la penso.
Pure le tasse mi fanno cagare, però le pago. Bisogna farlo, è giusto farlo.
E così, anche se facebook mi fa cagare, io ci sono. Bisogna esserci, è giusto esserci... se lo si vive in maniera sana.
Facebook è il concretizzarsi di una grande rivoluzione sociale, qualcosa che ha cambiato il modo di vivere e fruire la rete a tal punto da aver modificato anche il nostro modo di vivere e comunicare nella vita reale.
Tutto questo è bellissimo.
Anzi, riformulo di nuovo: tutto questo sarebbe bellissimo se i pensieri potessero circolare davvero liberamente;
sarebbe bellissimo se chi fruisce del servizio avesse pure la cultura e la capacità critica necessarie per decodificarne i messaggi veicolati, se rimanesse in grado di pensare con la PROPRIA testa invece di copia-incollare pensieri altrui travisandone spesso il senso, limitandosi a mettere "like" su quelli delle pecore che la pensano come lui, e a "segnalare" quelli delle pecore che la pensano al contrario.

Che occasione sprecata che è oggi facebook.

E quindi, visto che anche se mi girano le balle per l'ennesima sospensione, ho la mattinata libera e non ho molto da fare, nasce questo blog in cui pubblicherò le mie foto, anche quelle bannate da facebook, anzi soprattutto quelle bannate da facebook.

Non ve ne può fregar di meno? Quella è la porta, non c'è bisogno di sprecare tempo a scrivermi di darmi all'ippica. Raus.

Per tutti gli altri, benvenuti. Qui si beve birra e si parla di fotografia. E se vi scappa un rutto, fate pure, siete tra amici, non vi faccio bannare. Promesso.

Ale


PS. se si parla di fotografia, mi sembra giusto metterle, le fotografie.
Iniziamo subito con l'immagine del giorno allora, e ammirate tutti il capezzolino sfocato e censurato che mi ha fatto bannare oggi dall'unico social network che funzioni oggigiorno.

Fotografia

Faccio click su strane cose, che registrano strane immagini.